Panrcrazio

Il Pancrazio è la disciplina che sicuramente impegna più delle altre visto che dalle stesse è nutrita per una ricerca che ha come fine l'integralità del combattimento. Non ci sono più limiti in quello che si può fare, ma non crediate che si possa fare tutto, molto di ciò che è ovvio e funzionale in molte discipline in questa perde ogni valore.

La difficoltà di creare un corpus tecnico uguale per tutti è una vera sfida. Cominciando già con la prima sfera di studio legata alle tipologie fisiche differenti dando ad ognuno una reale possibilità espressiva che sia realistica. Perciò la capacità sta nel trovare, capire e poi trasformare alcune intuizioni da cui dedurne poi i principi guida comprensibili e semplici per tutti, ricordandosi che la funzionalità del sistema di confronto finale deve sempre riuscire a integrare in sé questi parametri che confluiscono insieme dandone un metodo al quale ci deve solo ispirare, perché le pur piccole differenze cambiano il risultato di ognuno dandone unicità:

nessuna categoria di peso

nessun limite al tempo

nessuna limitazione nell'uso degli strumenti

la resa è una delle possibilità

Queste specifiche vanno molto oltre il loro significato letterario, ognuna va importata allo stesso significato della vita che conduciamo nella nostra società: la religione, la famiglia, il lavoro e tutte le istituzioni formative che ci devono insegnare. E' quella che occupa meno spazio e non ci costringe a fingere o nasconderci per sopravvivere, possiamo quindi ottenere un buon risultato.

Chiediamo tanto? Troppo da spingerci a credere che in realtà sia impossibile da ottenere e quindi raggiungibile solo in un mondo ideale? Un'utopia in un'utopìa ai confini della nostra ricerca?

E' però facile ricondurla a dimensioni accettabili sapendo che occupa un piccolo spazio della nostra vita per chi la pratica con maggiore impegno (forse due ore al giorno) ed è stimolante almeno in quel tempo riuscire a creare il modo perfetto.



Può essere considerato il punto di arrivo di un agonista quindi la sua espressione non deve essere solo intuitiva ma fondamentalmente deduttiva in risposta ad una conoscenza consolidata da un’esperienza diretta.

Essere introdotti a un combattimento che affronta l'integralità deve essere seguito e accompagnato in maniera meticolosa e attenta nella sua formazione. Come si fa con un pugile occorre ben pianificare il percorso, il tempo e l'impegno per raggiungere obbiettivi così complessi. Si parte con condizioni normali di crescita di ogni atleta e poi uno alla volta si forzano tutti i parametri che la contengono e la limitano, per riuscire a capire un po' di più come sia possibile credere che questi blocchi ormai resi insormontabili da un modo di pensare comodo e superficiale che chiude ogni possibilità possano essere rimossi.

Per chiunque frequenti palestre dove vi siano molti atleti è abbastanza normale vederli fare sparring con tutte le tipologie di avversari possibili: alti, bassi, forti, brutti e cattivi e questo è anche incentivato dagli allenatori e motivo di orgoglio per chi fa questa esperienza. Spesso si può notare che i migliori atleti non sono i predestinati perché pesano. Ogni tipologia fisica comporta dei svantaggi e dei vantaggi, bisogna metterli in relazione e capirne la natura utilizzando il primo grimaldello, non è ancora una chiave, ma si comincia ad esplorare il terreno. Qualche pioniere che valica confini tracciati con tutte le cautele possibili, ma la certezza lo accompagna perché l'uomo lo ha già fatto in un altro tempo. L'uomo non è mai cambiato, cambia quello che gli sta intorno e di conseguenza la società muta valori, interessi, piaceri, svaghi e ci si dimentica di molte cose.

Sport come questi si formano legandosi a moltissimi parametri, esperienze fisiche, mentali, convinzioni, conoscenze, cose che richiedono di più rispetto a dare colpi a un sacco, provare un po' di tutto, acquisire una forma fisica, forza di volontà, sete di fama e vittoria anche se queste cose possono essere lo stimolo di partenza.

Vista la complessità della disciplina è indispensabile ricondurla ad una procedura formativa mentale legata inizialmente ad un'espressione artistica libera dove si può provare ogni cosa. Piano piano poi anche lei viene spogliata di cose che non servono, non funzionano, sono laboriose e complicate che sacrificano intuizioni ed automatismi vivendo di se stessa e ritrovandosi unicamente legata a conoscenze specifiche che continuano a nutrirsi di esperienze, capendo che le qualità fisiche estreme sono solo una parte del congegno e nemmeno la più importante.

Avendo consolidato conoscenze precise, ecco che diventa più facile legare tutto ciò a principi etici e morali che hanno una funzionalità precisa. Non se ne può fare a meno perché fanno parte del percorso cognitivo essendo loro i baluardi che danno una ferrea volontà, che non permettono all’ego di manifestare le sue più bieche inclinazioni che danneggerebbe la nascita del l'uomo nuovo. Colui che ha guardato negli occhi gli dei e li ha vinti ( Gli dei sono le nostre emozioni e i nostri sentimenti e vincerli significa non farsi condizionare ad un uso che dia dei vantaggi in forma egoistica. Che siano formativi e compresi per un uso condiviso che possa far riconoscere le persone che hanno questa vocazione al bene comune. La conoscenza versata negli agoni è proprio la sua finalità per renderli sacri, e riuscire a farlo con autorevolezza in quel poco spazio in cui ci dedichiamo alla nostra costruzione, usando la nostra passione è sicuramente un ottimo risultato, riuscire ad importarlo negli altri contesti della nostra vita è poi impresa erculea).

La capacità creativa è il legante che ci permette di manipolare tutte le nostre conoscenze e finalmente far nascere un'artista marziale.

E’ importante prendere coscienza che il combattimento negli agoni antichi era di formazione religiosa e rappresentare il sacrificio sotto questa forma significava molto di più che la sola prestazione fisica. La vittoria doveva essere vissuta e poi portata in patria, simile al trionfo o al ritorno di un eroe a cui non restava onta di nessun tipo, cinto di quell'ulivo grazie a quelle qualità che solo gli dei hanno e propiziano ogni tanto a qualche essere umano per renderlo immortale .

Pugilato Greco

Il pugilato è la manifestazione agonistica citata nei vari poemi epici più antichi prendendo in considerazione un minimo di organizzazione, regolamento, controllo di un arbitro, un contributo di conoscenze tecniche esperienziali e un pubblico.

Tutto ciò serve a dare uno spazio e interesse che entra a far parte della società e nel caso della Grecia la permea totalmente facendone motivo di orgoglio della propria civiltà.

Il pugilato condivide con l'altra manifestazione agonistica: la lotta.

Parte delle due capacità sensoriali che sono la vista e il tatto, la possibilità di rendere il mondo del confronto manifesto e di applicare la parte visiva nel massimo delle sue possibilità e nei suoi limiti per poter compensare dove ciò non e più funzionale con l'altro apparato, quello tattile.

Come sempre da un buon uso di due cose che sono compatibili fra di loro proprio perché la natura le ha create per questo, ne nasce un altro modo di farle funzionare, una simbiosi che le amplifica e le migliora.

Per dare dei dati oggettivi delle capacità del sistema sensoriale, tutti e 5 sono utilizzabili in un processo che giornalmente ci coinvolge e ci fa sopravvivere, nutrirci, anche se oggi giorno non è un problema primario. Quando si è sviluppato la capacità di dare un giudizio su qualcosa che fosse commestibile o no determinava la nostra sopravvivenza.

La possibilità è di renderlo talmente raffinato da riuscire a fare di alcune persone degli esperti eccezionali tanto da riconoscere e manipolare i propri sensi al punto da poter giudicare e creare nuove variabili come nei cibi o nei vini. Infinite ma riconoscibili sempre perché legati ai nostri sensi come unici strumenti possibili per riconoscerli.

Questo per dire che parte dei nostri apparati hanno delle specifiche chiaramente legate alla sopravvivenza ma poi l'abilita nel comprendere quanto siano sofisticate e integrandosi danno molte più possibilità di essere capite e amplificare il loro uso.

Così nel confronto agonistico si usano principalmente due sensi, poi se ne chiamano in causa di più.

La scienza ha ormai dimostrato che ne abbiamo circa una decina attivi che fanno da legante agli altri.

La possibilità di fare esperienza che da' conoscenza e che messa in rapporto in un mondo che si manifesta con dimensioni spaziali e di tempo, usando il nostro corpo come strumento di unione fra questi mondi che possiamo separare e unire, per poter comprendere nella sua semplicità e alla portata di tutti perché si è scelto un piccolo mondo da studiare non con tutti i sensi , ma solo con quel che serve.

Così facendo la mole di lavoro diminuisce, come fa ogni buono scienziato che non studia tutto quello che si manifesta in un metro quadrato di mondo ma un solo elemento che a lui interessa e che comincia a decifrare. Si alzano alcuni veli di questi mondi un po' misteriosi accorgendoci che alcune cose sono fondamentali e attraversano le due modalità espressive scelte: il pugilato e la lotta.

Armonizzandole si avverte la possibilità di spingersi più avanti e cominciare a poter esprimere il combattimento nella sua integralità, il pancrazio.

La traduzione del termine incute un certo rispetto: “onnipotenza”.

Forse anche il processo di costruzione delle tre modalità principali può essere maturato dopo una buona esperienza nei maggiori agoni, infatti il pancrazio arriva ad Olimpia nel 648 a.C. 60 anni dopo la lotta e 40 dopo il pugilato. Basti pensare solo in occidente quante discipline siano arrivate, studiate, modificate, sviluppate di nuove sommate ad altre che già c'erano solo dal dopo guerra.

Anche qui gli antichi ci danno una lezione di saggezza, dandoci tre modalità di espressione nei massimi circuiti e qualcuna magari più legata a luoghi o tradizioni ma mai lontana dalle sorelle maggiori. Pensate i risultati di 60 anni di ricerca tutti dedicati al massimo allo studio di 5 discipline, con tutti i contributi di ricerca moderni e scientifici sul corpo, la mente e le diete più adatti a quali risultati avrebbero potuto arrivare, davvero inimmaginabili.

Poter essere convogliati su binari dove non siano più le interpretazioni ad avere valore ma un metodo scientifico che dà alla mente forza per fare ricerca dove la scienza si è espressa con tutte le sue conoscenze, la ricerca si volge di nuovo alla creatività ed a un'evoluzione ulteriore che non può più scendere a livelli che non siano che utopici (si sta parlando solo di agoni )

Lotta (Ortepale)

La lotta è per eccellenza il modo migliore, più facile e naturale per avvicinarsi e compiacersi del proprio corpo.

E' difficile trovare persone che non abbiano da raccontare qualcosa al riguardo, ragione di più se hanno cugini o fratelli con cui da bambini si sono avvinghiati e rotolati poi per terra un po' come fanno tutti i cuccioli per dimostrare le loro capacita per gioco o per reazione e dimostrare un certo temperamento. I genitori più attenti poi faranno confluire queste energie in un corso di judo o lotta, non a caso giudicati da tutti gli educatori sportivi ottimi mezzi di conoscenza del proprio corpo e disciplina. Un primo approccio al mondo della competizione atletica in maniera giocosa e costruttiva dando regole e modelli. E' chiaro che regole e modelli non sempre però ci sono solo perché si fanno questo tipo di discipline, non è insito in uno sport la miglior condizione educativa, morale ed etica. Quella è fatta dalle persone che lo praticano, lo sport in se non garantisce le migliori condizioni di crescita.

La differenziazione sta ancora nel non creare delle regole che impediscano un normale svolgimento della competizione, fare tutto ciò che posso rimanendo legati sempre a tutte le possibilità fisiche. Qui la menomazione riguarda solo aver tolto una possibilità di esecuzione rappresentata dai colpi (con mani, piedi, gomiti e ginocchia) tutto il resto rimane.

L'ortepalè è la lotta in piedi, si acquisiscono i vantaggi che portano alla vittoria. Dal sollevare, schiacciare a terra, spingere fuori dal cerchio, far appoggiare tre punti per terra (ginocchia, mani come cedimento verso l'avversario), tutto questo su una somma di tre volte.

Per quanto riguarda le torsioni, le leve e gli strangolamenti queste comportano la vittoria immediata vista la resa. Ribaltate, braccetti, schienamenti basta che chi le compia rimanga in piedi, in caso contrario se tutti e due cadono non ha nessuna utilità perché si ricomincia. Possibile è l'uso della testa come appoggio, pressione e cavazione e legamenti al viso. Sono permesse anche le prese. La presa come quella ai genitali ha funzione di deterrente, se è possibile minacciarli è la posizione che lo determina quindi rivela una certa vulnerabilità ed e' necessario un cambio di posizione e un comportamento tecnico che lo impediscano. Le condizioni sono quelle ispirate dalle competizioni delle antiche olimpiadi e i circuiti più importanti come le nemee, le istmiche e corinzie.